Di e con Giuseppe Battiston e Piero Sidoti.
Arrangiamenti orchestrali e direzione Valter Sivilotti.
Uno spettacolo agro-dolce di parole e musica: una galleria di persone anonime che stazionano nell’incertezza e aspettano che arrivi prima o poi il loro momento.
Personaggi defilati, rimossi, disattesi: la prostituta del brano Venere nera, un vecchio ballerino in disarmo, un acrobata, un prigioniero, un musicista, un giovane precario a vita; gente comune che sopravvive ai margini e proprio lì, in quelle periferie dell’animo e della società, affina una propria, particolare sensibilità, in grado di rubare alla quotidianità attimi unici di emozioni e pensieri. E’ gente comune ma preparata che riesce a barcamenarsi nella giungla fitta di contratti a progetto e lavoretti a termine: un’espressione che può risuonare a un precario risolutiva e perfino rassicurante, ma che cela una condizione permanente di sottoccupazione temporanea e disoccupazione affettiva. Fra un brano e l’altro si fa spazio il personaggio dello “scafato” professore di matematica del liceo, che dall’alto del suo trascorso sessantottino – poi riciclato in cinismo disincantato – invita un ex-studente a “surfare” sulla vita, a stare a galla, dribblare gli ostacoli e soprattutto a prendere le cose con astuzia. E’ un modo per continuare a sopra-vivere, farsi accudire ancora da mamma e papà e ogni tanto rubacchiare anche sulla pensione del nonno, ma altresì per spegnere a poco a poco il sogno dei grandi orizzonti e per piegarsi al piccolo cabotaggio della navigazione sotto costa.