Voglio_essere_libero

Voglio essere libero

coreografia di Michele Merola

musiche originali di Valter Sivilotti

regia di Walter Mramor

Solisti: Franca Drioli Soprano

testi originali di Edoardo De Angelis e Mariacristina Di Giuseppe

con citazioni di testi poetici di Carlo Michelstaedter, Sergej Esenin e Srecko Kosovel

una produzione Daniele Cipriani Entertainment e MittelFest 09

 

Vincitore del Premio “Anita Bucchi” 2009

Bucchi

 

La recente ponderosa biografia di Rudolf Nureyev scritta da Julia  Kavanagh ha sollevato un ‘caso’ che se possibile ha aumentato l’alone romantico e epico che ha circondato la vita del leggendario ballerino. Oltre alla storia della sua parabola artistica e alle molte, famose vicende che ne segnarono la vita sfrontata, ribelle e frenetica (dalla nascita, avvenuta sul treno che conduceva la madre dal marito, di stanza nell’esercito sovietico, nelle più remote regioni asiatiche dell’U.R.S.S., alla morte, per A.I.D.S., a poco più di cinquant’anni) la scrittrice ha trovato una diversa motivazione alla celebre fuga in Occidente che nel 1961 fu un vero e proprio caso mondiale. La defezione di Rudik per la sua biografa non fu causata solo da un legittimo desiderio di libertà – Voglio essere libero disse infatti lanciandosi tra le braccia dei doganieri francesi, all’aeroporto Le Bourget di Parigi – bensì da una storia d’amore con un giovane ballerino di Berlino Est, Tija Kemke. Una passione proibita anche a causa delle leggi sovietiche, che punivano l’omosessualità con il confino e la galera. Una passione però, evidentemente, fatale, visto che secondo la Kavanagh fu proprio su spinta di Tija che Nureyev decise di chiedere asilo politico in Europa, avviandosi così verso il suo glorioso futuro, che però non avrebbe condiviso con quell’amore di gioventù. Tija infatti sarebbe morto qualche anno dopo, a Berlino, in oscure circostanze.

Qualunque sia la verità vera, la vicenda raccontata da Kavanagh ha offerto un nuovo intrigante spunto a quanti desiderano affrontare una messa in scena celebrativa della vita e dell’arte del divo. E’ questo il caso di Walter Mrarmor che ha ideato uno spettacolo intitolato appunto Voglio essere libero “partendo dalla vicenda giovanile letta sui giornali per raccontare, insieme al coreografo Michele Merola, l’amore, le speranze e le negazioni, i destini di vite che cambiano repentinamente, quando la Storia si abbatte su di loro. È uno spettacolo vicino ai sogni di futuro dei giovani.”

Presentato in prima assoluta al Mittelfest 09, lo spettacolo, su musiche originali di Valter Sivilotti, parte dalla vicenda dell’incontro tra due persone private delle loro libertà e si universalizza attraverso la danza che racconta di costrizioni, rinunce, conflitti, ma anche desideri, ribellioni e voglia di farcela ad ogni costo.

Nove danzatori declinano il linguaggio spettacolare di Michele Merola, che fonde le basi classiche a dinamiche contemporanee e si muove su una partitura articolata, affidata al canto del Piccolo Coro Artemia di Torviscosa che intona due canti popolari e al soprano Franca Drioli che  canta testi poetici del goriziano Carlo Michelstaedter, del russo Sergej Esenin e di Srecko Kosovel, dell’ex Jugoslavia, scelti dagli autori per rappresentare l’universale senso di nostalgia per la propria patria ma anche l’anelito alla libertà di popoli oppressi e piegati dalla ragione della politica.