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Don Milani

Vites di Mestri

Don Milani

L’esperienza di Don Milani rappresenta a 30 anni di distanza un fatto estremamente attuale. In un unico atto di Maurizio Della Negra, con le musiche originali di Giuseppe Tirelli e Valter Sivilotti, la direzione di Giuseppe Tirelli e la regia di Roberto Ferro, “Vites di Mestri” verrà presentato all’ Auditorium Comunale di Majano venerdì 30 novembre 2012 alle ore 20.45 con protagonisti la compagnia teatrale “Buine Blave” di Mortegliano e la Scuola di Musica Diocesana di Mortegliano.

Nonostante l’apparente cambiamento degli stili di vita, della relazione della gente con il mondo del lavoro, della modifica delle “ divisioni” in classi, della scomparsa di un certo mondo contadino e operaio, non risultano sostanzialmente modificate alcune fondamentali condizioni della Repubblica che dovrebbe fondarsi sulla carta costituzionale.

Tutto appare come se la cosa più che appartenere alla dimensione della modernità democratica, si portasse dietro un retaggio ancestrale legato a quelli che alcuni indicano come “italianità” e che dovremmo in un processo di approfondimento storico, politico e sociologico, attribuire in origine alla commistione tra un mondo di autoritarismo cavouriano sabaudo con la mollezza della meridionalità borbonica, passando per trent’anni di dittatura fascista.

La scuola, che Don Milani identifica come il momento fondante della dimensione civile della persona è rimasta immutata negli anni, dall’unità  ottocentesca del regno d’Italia, passando indenne anche dopo la fondazione della Repubblica e i principi della Carta Costituzionale fino ad oggi.

Lo Stato fa una immane fatica a modernizzarsi nei rapporti con i cittadini.

La politica è diventato il luogo della negoziazione continua e la parola progettualità appare sconosciuta.

I tempi sono mutati e il mondo è più un luogo di paure che di speranze.

Dovendo riparlarne, l’ipotesi della rappresentazione teatrale può essere una strada.

Lo spettacolo propone in un atto unico due figure di preti, uno anziano ed uno giovane che si confrontano in una sorta di reciproca confessione.

Il lavoro è stato concepito partendo dalla divisione voluta tra il recitato e la parte corale musicale, dando al primo una caratterizzazione fortemente  concettuale e al secondo una forte caratterizzazione emozionale. Entrambi gli aspetti si collocano sullo stesso piano e di conseguenza la scena dovrà accogliere  tutti i protagonisti in un unico  insieme.

Scritto in lingua friulana spera di recuperare da un lato, una dimensione letteraria finalizzata alla riappropriazione di questa lingua dai molti potenziali espressivi, e dall’altro ripropone la figura preponderante della intellettualità friulana rappresentata dal nostro clero, che per secoli è stato il legante della civiltà contadina friulana.

Il ponte tra il pensiero di Don Milani e queste due figure immaginarie di preti friulani, sta nella comunanza  della loro dimensione cristiano cattolica.

Va infine ricordato che nel decadimento culturale  propedeutico ed economico della scuola italiana, si renderanno necessari, interventi organici delle amministrazioni locali nelle attività collaterali delle scuole, giustamente riappropriandosi di ruoli che via via erano stati sottratti o trascurati; il tutto  a migliorare la relazione scuola –  comunità di appartenenza che in questi anni è andata inesorabilmente scemando.

Compito arduo ma capace, se sorretto da  volontà, rinnovamento culturale e professionalità, di dare respiro ad un mondo involuto su se stesso e incapace di mantenere identità e apertura al diverso, nello stesso tempo.