Orcolat

ORCOLAT ’76: Cristicchi racconta l’Orco che divora la terra. Ieri e oggi
con Simone Cristicchi e Francesca Gallo
voce recitante Maia Monzani
Coro del Friuli Venezia Giulia preparato dal M° Cristiano Dell’Oste
Mitteleuropa Orchestra diretta dal M° Valter Sivilotti
giovedì 15 settembre – ore 18.15 Duomo di Santa Maria Assunta – Gemona del Friuli
Musiche originali di Valter Sivilotti
Testi inediti di Simone Cristicchi e del gemonese Renato Stroili

Giovedì 15 settembre 2016, ore 18.15 (con una replica alle 21.15) nel Duomo di Santa Maria Assunta a Gemona del Friuli: Simone Cristicchi e Francesca Gallo, assieme al Coro del Friuli Venezia Giulia preparato dal Maestro Cristiano Dell’Oste e alla Mitteleuropa Orchestra diretta da Valter Sivilotti e con gli interventi recitati di Maia Monzani ha proposto ORCOLAT ’76: dopo esattamente quarant’anni da quel 15 settembre 1976 che vide il Friuli raso al suolo dal mostro, dall’orco che muove i terremoti (l’Orcolat, appunto), la Provincia di Udine e la Città di Gemona, con il lavoro di Folkest e Canzoni di Confine, hanno chiesto ad un occhio esterno di raccontare quel dolore. Un appuntamento, pensato e scritto, che acquisisce un significato quanto mai forte, proprio nei giorni che nuovamente hanno visto tremare la terra.

Perché “Dove è stato, il terremoto ritorna, e dove non è mai stato, viene”, scriveva Plinio il vecchio.
A distanza di quarant’anni da quel 15 settembre del ’76, quando la terra salì come un cavallone e si ritirò a riposare come niente fosse. “In quei momenti – scrivono Simone Cristicchi e Simona Orlando – puoi vedere i vitigni ascendere in paradiso e ricadere all’inferno. L’Orcolat è ancora vivo, una creatura veloce e famelica che ti rincorre e vuole a tutti i costi raggiungerti.”
Perché proprio all’artista romano, al quale si è affiancata sul palco Francesca Gallo (voce e fisarmonica), si sono affidati la Provincia di Udine e la Città di Gemona (che ricordiamo essere gemellata con la Città di Foligno in seguito al terremto del 1997) per questo racconto dei fatti di quell’anno; tragici, sì, ma presupposto di una rinascita che ebbe del miracoloso e pose all’attenzione dell’Italia quello che venne chiamato il “modello Friuli”.